In barca
Un giro intorno all'isola
Senza volerci paragonare a Cristoforo Colombo e alla sua avventura di circumnavigazione delle Indie, si può comunque affermare con certezza che il giro dell'isola d'Ischia non è privo di avventura e fascino, visto che permette di abbracciare i nostri luoghi nelle loro giuste dimensioni.
Lasciando Ischia Porto si procede verso la parte a oriente, dove la combinazione delle pinete, delle spiagge (in particolare quella di San Pietro) e del Lido d'Ischia crea un piacevole scenario.
All'orizzonte si dipana la celeberrima roccaforte spagnola del Castello Aragonese, che con le sue linee forti e poderose offre contrasto alla formazione rocciosa nota come gli scogli di S.Anna. È proprio qui che ogni anno si celebra la festa omonima, dove le imbarcazioni, vere e proprie allegorie
galleggianti, rappresentano con i loro colori i comuni dell'isola.
Il tempo di raggiungere la battigia di Carta Romana e la costa cambia: da morbido declivio diviene alta, impervia, come se la natura volesse mostrare il suo vigore e nasconderci come una tendina da palcoscenico il suo capolavoro, la grotta del Mago. Questo antro dal nome che sembra uscito di diritto da una novella di Hans Christian Andersen, raccoglie, come tutti i luoghi da fiaba, una misteriosa leggenda.
Secondo i pescatori un vecchio gigante, con la barba e i capelli lunghissimi, userebbe riposarsi su una delle due rocce, assicurando che dalla grotta giungerebbero voci misteriose e che durante i temporali sarebbe possibile scorgere le fattezze di tre splendide ragazze. Ancora oggi, nonostante sia risaputo che la pesca risulti più agevole dopo la pioggia, i pescatori ringraziano quello spirito benigno. Non risulta difficile credere al mito dopo aver ammirato anche per un attimo le acque e i riflessi sfavillanti della caverna.
Proseguendo da Sant'Angelo la costa diviene nuovamente aspra, selvaggia, per prepararci ad un nuovo luogo delle meraviglie: la baia di Sorgeto, dove le acque sono così calde da permettere di fare il bagno in mare anche d'inverno.
Alzando gli occhi e scrutando la costa, è possibile vedere scogli dalle forme imponenti, come quella giustamente soprannominata Piede del Gigante.
Avanzare a Forio è viaggio lieto, perché altri scogli dalle forme mitiche ci salutano: La Nave di Ulisse, Punta Imperatore e Punta San Caruso abbracciano la costa, che qui si ingentilisce.
Citara e Cava dell'Isola, splendide da terra, sembrano quasi fantastiche quando osservate da mare, mentre si prosegue verso nord. A questo punto si coglie finalmente una certezza, cioè che la costa rude e il dolce mare in realtà siano amanti, appassionati sì, ma non segreti, tanto da lasciare a testimone una formazione chiamata gli Scogli Innamorati.
Idealmente scostandosi dallo scoglio del Luorio, da lontano inizia ad occhieggiare qualcosa, ma distratti dal'affascinante esibizione della riva, che si tuffa direttamente a picco nel mare, non riusciamo a distinguerlo. Tra i più ameni e antichi luoghi di culto dell'isola, la chiesa medioevale della Madonna del Soccorso risale al quindicesimo secolo.
Tra le garbate casette del porto, lasciando la chiesa si nota svettante un pinnacolo, che poi si dipana nel Torrione, uno dei fregi di Forio.
Una dopo l'altra sfilano come bellezze al bagno la spiaggia della Chiaia, di San Francesco, Punta Caruso fino alla radiosa baia di San Montano, dalla sabbia finissima e dai bassi fondali, riparo marino sin dal tempo dei Greci.
Sorpassando il monte Vico, si alza la tela ad un nuovo dipinto della natura, i due comuni di Lacco Ameno e Casamicciola Terme dominati dal Monte Epomeo, e idealmente uniti da un faraglione dalla forma unica, il Fungo.
Casamicciola Terme, città delle acque curative per eccellenza, si raccoglie intorno al porto, dispiegandosi dalla piazza principale in tanti quartieri, ognuno con un suo nome e una sua storia. Il rosa del palazzo comunale si sposa con i colori della parrocchia di Sant'Antonio, che affaccia sul mare, i Bagnitielli, le terme di Castiglione e la spiaggia degli Inglesi, dove si coglie la fine del cerchio.
E se del grande navigatore avremo mimato le gesta, non potremo gridare “Terra, terra!”: semplicemente perché dallo stupore ci mancherà il fiato.